martedì 9 dicembre 2008

Tas...Tas...Tasmania!!!

Preparatevi ad un altro post Bibbia..Ma la Tasmania lo merita!;-)


Venerdì 24 ottobre è stato il giorno scelto da noi per iniziare il nostro tour per visitare l’isola.

Anche questa volta sveglia di buon ora per preparare i bagagli e recarsi all’autonoleggio per prendere la macchina…

Questa volta volevo che la nuova Hyundai Getz fosse di colore bianco (non so il perché ma la volevo bianca!)

Il tipo della Hertz mi da le chiavi e scopro che la macchina è grigia! Dico pazienza chissène..

Vado per aprire e vedo che il cambio è automatico e mi reco per fargli notare questa cosa visto che avevo richiesto una manuale. Il tipo mi dice “no worries mate” e mi da un altro paio di chiavi.

Indovinate di che colore era la macchina??? Ovviamente bianca!:-D

Felice come una pasqua mi reco a prendere Vito in ostello e partiamo.

Gli racconto della storia informandogli anche del nuovo nome… Lui non era convinto del nome da dare all’insostituibile Clito, allora ci siamo promessi di ripensarlo durante il viaggio.

Dopo ben 2 minuti di ripensamenti (dove durante l’arco della giornata avevo anche partorito un “Urina” se l’auto fosse stata gialla! – senza rancore Horsett!;-) il lampo di genio che aspettavamo..

Signori..Ecco a voi la “TOPA”!!!=)


Prima tappa della Topa è stata Richmond, famosa per essere la più importante città storica della Tasmania.


Oltre al ponte, Richmond ha una serie di edifici storici (per queste parti!) tra cui la più vecchia chiesa cattolica d’Australia (1836).



Dopo Richmond è stata la volta della Tasman Peninsula.

Peccato per il tempo (era nuvoloso) ma i luoghi sono molto belli anche se non mi hanno particolarmente colpito per via che molti di questi paesaggi li ho visti e rivisti in tutte le salse nei miei giri passati..


Questa penisola è famosa perché data la sua natura (è “legata” al resto della Tasmania da una sottile striscia di terra larga meno di 100m.) è stata usata come luogo di detenzione per le persone che avevano commesso reati dopo la deportazione nella colonia.

Tra le altre cose, la striscia di terra è nominata anche “Dog’s line” perché a quel tempo le guardie usavano dei cani non troppo “socievoli” come deterrente contro l’eventuale evasione da parte di qualche galeotto.


Si dice che la baia di fianco la dog’s line fosse infestata di squali per evitare eventuali evasioni via mare!:-O

La città più importante della penisola è senza dubbio Port Arthur (il nome deriva dal governatore che ebbe l’idea di trasformare la penisola in un penitenziario “naturale”) dove c’era il centro detentivo più grande della penisola e dove adesso sono rimaste alcune rovine a tutto uso e consumo dei turisti..


Lasciati la penisola ci siamo diretti verso Coles Bay per passare la notte e visitare il giorno dopo il Freycinet N.P., non senza però usare uno sterrato scorciatoia che ha avuto l’utilità sia di averci fatto guadagnare del tempo, sia per averci fatto visitare la Wielangta forest che ci ha dato una prima idea di come possono essere le foreste tasmane


Oltre ad aver testato la “Topa” sullo sterrato (a dire il vero non è stato il primo sterrato della giornata, ma di sicuro quello più lungo!:-)

Questo parco nazionale è famoso per le sue spiagge incontaminate tra cui la famosa Wineglass bay che dovrebbe prendere il nome dalla forma a calice di vino


io l’ho vista dall’alto e secondo me la forma del bicchiere non è la prima cosa che ti passa per la mente..

Ti ci devi proprio applicare!

Non mi meraviglierei se il nome della baia derivi dalla fantasia di qualche marinaio sbronzo!;-)

Per avere queste foto dall’alto, abbiamo dovuto letteralmente scalare il monte che sovrasta la baia e cioè il Mt. Amos con pendenze da far invidia ad uno che fa climbing.


In certi punti il granito, di cui è fatta la montagna, era così ripido e liscio che invece di camminare scivolavo sulla roccia..

Tuttavia devo ammettere che le mie Nike lisce hanno fatto il resto.:-P

Alcune volte ho pensato come io,o se posso generalizzare, lo “stile” Italiano sia inimitabile.

Mi spiego meglio: anche nei sentieri più facili e non troppo lunghi, la gente (soprattutto i tedeschi) sono attrezzati come se dovessero scalare l’Everest (zaino, zainetto, scarponcini, borraccia etc. etc.) mentre noi a mala appena abbiamo una mezzo litro di acqua in 2 che per giunta finisce nei primi 5 minuti del sentiero!

Nonostante ciò arriviamo sempre alla meta e anche prima del tempo senza difficoltà (si fa per dire :-D)

Quindi W l’Italia e gli italiani…Eccheccazzo!:-P

Ritornando alla nostra scalata, anche se faticosa ci ha ripagato con una bella vista, sia della Wineglass Bay che di Coles Bay.


Dopo la Freycinet, prima di recarci al camping per la serata e ricaricare le batterie visto la dura giornata trascorsa, abbiamo visitato la zona di St. Helens dove nelle vicinanze sono presenti anche le cascate più alte della Tasmania e cioè le St. Columba falls.

Però la parte più interessante è stata la visita della bay of fires con i “gardens” che è un tratto di spiaggie bianche e mare così azzurro che anche se la giornata era nuvolosa il colore era molto intenso.


Secondo me queste spiagge sono addirittura più belle della Wineglass bay (vista dal basso non dall’alto) che giustamente essendo famosa attrae più gente!

Il giorno dopo abbiamo sconvolto un po’ i piani (senza saltare nulla ovviamente ;-) e siamo stati così bravi da essere in vantaggio con il piano programmato per cercare di avere un giorno in più (rispetto a quello già preventivato) da dedicare al Cradle Mt.

Tuttavia prima di una delle mete più attese da me in questa visita della Tasmania, abbiamo visitato il Mt. William N.P. con la scalata del suo monte.

Se un giorno decideste di scalare questa montagna (si fa per dire perché è alta solo 300m e il sentiero dura solo 45 minuti) vi suggerisco una cosa: NON FATELO!

E’ una merda!Con vista ancora peggiore!

Non metto neanche le foto…

Per fortuna la strada tra il parco e Launcestone mi ha risollevato notevolmente visto che attraversa le fitte foreste del nord della Taz e oltre ad avere dei paesaggi stupendi, è molto divertente da fare in auto per via delle numerose curve e dei tornanti.


Per quanto riguarda Launceston, dopo Victor Harbour, è la cittadina che mi ha più sorpreso favorevolmente in questo mio viaggio australiano. Di sicuro molto più bella e graziosa di Hobart.


Questa erano dei finti cuscini siti in mezzo al centro di Launcestone.

Il cartello annesso riportava la seguente dicitura: "This play area is for the use of children under 12 only!":-P


Poi la Cataract gorge, anche se alla portata di tutti visto che è stata trasformata in un parco cittadino, offre uno scenario che potrebbe fare invidia a molti posti più selvaggi e remoti visti fin’adesso.


Lasciata Launcestone i nostri nuovi piani ci hanno portato al Mt. Roland.

Oltre al monte, di cui parlerò tra poco, la cosa che mi ha colpito di più in questo posto è stato l’ostello-caravan park.

Di sicuro è stato uno tra i più spartani che in cui sono stato ma aver pagato 10$ per questa stanza


e avere doccia, una cucina con tutti i comfort e soprattutto intenet GRATIS a queste latitudini (infatti era quello satellitare) ed essere ai piedi del monte che dovevamo scalare il giorno dopo senza fare i km che facciamo tutti i giorni per raggiungere le località da visitare, lo ha reso uno degli ostelli migliori d’Australia!:-D

P.S: Rivolto a chi ha campeggiato in Australia: powered sites 5$.Roba da matti!:-D

Mattina seguente la tanta attesa ascesa del Mt. Roland.


La scalata può essere fatta sia attraverso il sentiero che porta in cima direttamente, sia attraverso un circuito che passa per il Mt. Van Dyke (come l’attore che faceva lo spazzacamino in Mary Poppins!:-D).

Prima di arrivare al bivio per il circuito, Vito voleva passare per il Van Dyke ma io non volevo visto che avevo voglia di vedere subito il pezzo forte della zona e soprattutto perché, il sentiero che portava in cima, sembrava molto ripido sin dall’inizio. Infatti avendo visto il sentiero si era convinto.

Questa è la vista dal monte Roland


Al ritorno abbiamo deciso di scendere attraverso il sentiero per il Vandyke.

Non l’avessimio mai fatto!

L’opuscolo del monte descriveva questo sentiero come “percorso adatto a persone ben allenate e dotate di un forte spirito dell’avventura”.

La mia preoccupazione data dalla descrizione dell’opuscolo aveva ragione d’esistere..

Forte spirito dell’avventura??? Era un tracciato di guerra!!!:-S

Ho bestemmiato dalla cima del monte fino al parcheggio tanto che secondo me quello “scienziato” che ha fatto il tracciato (ma in realtà si è limitato a mettere delle freccie con dello spray sui sassi e qualche fiocco qua e là visto che in certi punti non il sentiero non esisteva!) mi ha pure sentito. E se non mi ha sentito, di sicuro gli saranno fischiate le orecchie!:-D)

In confronto la giungla amazzonica ha sentieri per le persone che portano a spasso il cane la domenica!


Le piante erano più alte di noi (nel mio caso non ci vuole molto, ma non è questo il punto!:-).


Il punto è che il tracciato era ripidissimo pieno di quella ghiaia che ti fa scivolare come se fossi sul ghiaccio. Quando non c’erano i sassi c’erano tronchi abbattuti che per attraversarli dovevi montarli come se fossero dei cavalli!

Ma VAFFANCULO! (scusate il francesismo!=)


Ritornate sani e salvi e contenti di scrivere l’ora di arrivo sul registro all’ingresso del tracciato per favorire la ricerca da parte dei soccorsi nel caso in cui ti dovessi perdere o accadere qualcosa di peggio :-D, ci siamo diretti a nord con destinazione Devonport.

Prima della città dove attracca lo Spirit of Tasmania (il traghetto che collega l’Australia all’isola)


siamo passati dal “Leven Canyon” a 40 km a sud di Ulverstone dove c’è un lookout alto 250 metri che da su una gola dove passa un torrente


Ma la cosa che mi ha affascinato di più di questa deviazione sono stati i paesaggi che il nord della Tasmania riesce a darti.


Almeno, fino a questo punto del viaggio, la parte settentrionale è, per i miei gusti, molto più bella di quella che ho visto nella meridionale. Ovviamente prima di tirare le somme aspetto la fine del viaggio quando avrò completato il giro dell’isola.

100% bucolico, o al massimo “bushcolico”!!! (credo che anche questa la capiscano in pochi!;-)

Ritornando a parlare di Devonport, a parte il traghetto e il faro, questa cittadina non ha molto d’offrire come invece lo è stata Launceston.


Lasciati Devonport, i piani della giornata erano basati sulla visita dei maggiori centri della costa settentrionale con tutte le attrattive che la costituiscono.

Si parte da Penguin che come si capisce dal nome, basa la sua economia su tutto quello che ruota intorno ai pinguini visto la grande colonia presente


Rapido “assaggio” a Burnie.

Si avete letto bene. Ho scritto assaggio perché oltre ad aver visitato questa città con la speranza di vedere degli ornitorinchi (ovviamente nemmeno l’ombra dell’unico mammifero che fa le uova!) l’obiettivo principale era la “cheese factory” con gli assaggi gratuiti dei formaggi.

Ormai ne ho viste tante di queste cheese factory, ma la varietà di formaggi che ho provato qui è stata assurda! Addirittura c’erano 5/6 tipi diversi di brie, anche se quasi tutti avevano lo stesso sapore, ma non è questo il punto.:-D

Il punto è che ci siamo ingozzati senza aver pagato nulla!=)=)

Lasciati i formaggi a stagionare, la prossima meta era Wynyard con il suo “Table Cape” da dove si ha una splendida vista della costa,


oltre ad offrire un bel paesaggio senza rischiare di cadere dal promontorio!

Praticamente oltre al solito faro, come potete vedere, i prati sono pieni di coltivazioni di fiori (ho riconosciuto solo dei tulipani visto la mia ignoranza in materia) visto che c’è una farm che appunto s’interessa della coltivazioni di fiori.

Il faro più questi campi pieni di fiori hanno reso ancora più affascinante questo angolo della Tasmania.

Ma questo tratto di costa ci ha riservato un’altra gradita sorpresa. Boat Harbour beach.


Questa splendida spiaggia, non molto conosciuta, mi ha fatto ricordare spiagge australiane più famose quali per esempio turquoise beach o cable beach ed è di sicuro la più bella spiaggia che ho visto fin’ora in Tasmania.

Dopo Boat Harbour un altro splendido tratto di costa è quello che circonda il “Nut” un promontorio che sbuca fuori dal nulla a Stanley.


Anche qui la vista e il mare non sono da buttare!


Prima di arrivare al Cradle mountain National Park che era la cosa che più aspettavo in questo mio viaggio in Tasmania (per un po’ di tempo ho associato la Taz solo ed esclusivamente a questo parco per via dei paesaggi che riesce ad offrire!), il nostro piano ci ha spinto fino al cosiddetto “Edge of the World” cioè l’estremità più occidentale della Tasmania che è situato nella cittadina di Arthur River (solo 110 abitanti di cui 100 sono pescatori e credo che 2, in quel momento, eravamo noi!:-).



A dire il vero il punto più occidentale della Taz è un faro a Marrawah poco più a nord, ma per far sì che questo posto richiami qualche turista che non sia interessato solo ed esclusivamente alla pesca, visto che è uno tra i posti migliori per praticare quest’attività, si sono inventati questa cosa.

Praticamente se aveste in mente di intraprendere un giretto in barca da queste parti, oltre ad una dose massiccia di pasticche contro il mal di mare, vi suggerisco di portarvi dietro una petroliera piena di viveri visto che per incontrare di nuovo la terra ferma dovete arrivare fino in Argentina!

Finalmente arriviamo al giorno tanto atteso da me: sto parlando delll’ascesa del Cradle mountain.

Semplicemente speciale!

Credo che solo le Alpi (tra le montagne che ho visto) riescono a darti paesaggi così.

Fin da subito sentivo qualcosa di mistico ad essere in quel posto: una tra le montagne più famose e più impervie della Tasmania: cioè la Tasmania!

Un’isola che se chiedi a molti dove sta non saprebbero darti una risposta giusta se non dopo averci pensato un pochino.


Come potete notare il tempo e soprattutto la temperatura non è stata dalla nostra parte.

Già la notte prima avevamo avuto un assaggio di come possono essere “freschine” le temperature da queste parti visto che abbiamo campeggiato. Vi dico solo che per via del freddo mi sono letteralmente “loculizzato” (espressione coniata da Dani e devo sottolineare la cosa se no rompe il ca***! Ciao carissimo!;-) nel sacco a pelo: cioè mi sono messo dentro e ho stretto l’elastico così tanto che ci poteva passare al massimo un dito!

Vi dico che questa cosa perché mi ha salvato da un ipotermia :-D visto che quando ho provato ad alzarmi la mattina, appena ho aperto un pochino (giusto lo spazio per 2 dita!:-) entrava un’aria così gelida che la nostra tenda sembrava un minicongelatore!

Anyway ritornando alla scalata, neanche questa volta avevamo l’attrezzatura adatta.

Cioè dal punto di vista del vestiario, siamo riusciti a fare un cocktail di felpe, pile e giacche che ci hanno isolato a dovere dai venti gelidi che erano in quota, ma come la torre di Babele aveva pessime fondamenta, il nostro tallone di Achille sono state le scarpe!


Anche lisce come una lama ci hanno permesso, diciamo senza difficoltà, di salire e scendere per questi sentieri


Ma quando abbiamo incontrato la neve a 15 minuti circa dalla vetta, beh non ce la siamo sentiti di rischiare di scivolare nel nulla.


Questo tecnicamente è chiamato “traverso” (grazie Vito!;-) e nella parte sinistra della foto, c’era un canalone che portava ad un burrone che cadeva fino alla vallata credo..


Ero lì, a pochi passi da quella vetta che aspettavo tanto da scalarla, ma invece di continuare e raggiungere la meta finale, la nostra superficialità nel fare le cose (mi riferisco alla nostra “attrezzatura”) ci ha costretto a tornare indietro.

Per carità, di sicuro molte persone non professioniste come noi, pur avendo l’attrezzatura adatta, non se la sarebbero sentita di continuare visto le condizioni sia del tracciato, sia climatiche (il vento, in quel canalone acquistava molta forza in certi istanti!) però ero lì e trovarmi inerme di fronte a quella piccola “sfida” che mi ero proposto di fare mi ha demoralizzato un po’.

Per fortuna dopo pochi istanti mi sono comunque reso conto di quello che ero riuscito a fare e del posto in cui mi trovavo e poi il racconto di altre 2 persone incontrate lì riguardante la difficoltà del tracciato dopo quel tratto ( in pratica dopo il traverso c’era da scalare un’altra parete di roccia con altrettanta neve), mi hanno riportato sulla Terra facendomi rendere conto dell’impossibilità della scalata visto che, se era difficile attraversare quel tratto con quelle scarpe, diventava impossibile scalare una parete (seppur non così ripida da richiedere l’ausilio di corde e cose simili) resa scivolosa dalla neve.

Nella discesa della montagna abbiamo usato un altro sentiero che ci ha regalato queste altre vedute del monte e che mi hanno fatto aumentare il senso di malinconia nel lasciare quel posto reso celebre non solo da questa montagna ma anche e soprattutto dalla presenza dell’ “Overland Track” un tracciato lungo 80 km che taglia letteralmente in 2 l’intero parco e paradiso per chi ama fare escursioni a piedi.

Per percorrere l’intero tracciato servono tra i 5/7 giorni di cammino.


Qui Vito in versione "giochi senza frontiere!"


Il giorno seguente a parte la breve parentesi a Strahan dove c’è uno dei tratti di costa più impervi di tutta la Tasmania, ma che offre un gran bello spettacolo da punto di vista paesaggistico ,


e Queenstown famosa per la sue miniere di rame a cielo aperto



Sembra quasi che tutta la città si trovi nel “cratere” della miniera stessa!


è stata la volta di un altro parco nazionale: il Franklin-Gordon National Park.

L’attrazione principale di questo parco è di sicuro il Frenchman’s Cap (un monte) con il suo tracciato per escursionisti che per essere percorso occorre dai 5 ai 7 giorni.

Valutando le tempistiche, non di certo dalla nostra parte, e il fatto che questo tracciato è ritenuto più difficile e pericoloso dello stesso Overland Track, abbiamo saggiamente deciso, visto la nostra esperienza precedente, che sarebbe stato più opportuno “riempire” la giornata con la visita di altrettanto interessanti punti d’interesse dello stesso parco.;-)

Tra le quali le Nelson Falls, il Franklin river, dove si può praticare del rafting e anche se non l’abbiamo completato, ci siamo tolti la soddisfazione di fare un pezzettino dello tracciato che porta al Frenchman’s cap (giusto i primi 15 minuti!:-P) fino ad arrivare al famoso (da queste parti) ponte sospeso che si trova lungo il tracciato


Nonostante tutto, la nostra voglia di ritornare al Cradle Mountain National Park ci ha spinto (anche perché era nei programmi!;-) a visitare la parte sud del parco dove finiscono gli 80 km dell’Overland track.

Mi riferisco al Lake St.Clair National Park.

Qui oltre a dei tracciati da “villeggianti dormienti” che costeggiano tutto il lago (una noia mortale, a parte il pezzo finale che da sul lago anche se non è stato nulla di particolarmente interessante.)


abbiamo avuto la brillantissima idea di disturbare dal suo “sonno” un’altra vetta: faccio riferimento al Mt. Rufus (che già dal nome non ispira tanta fiducia!:-D)

Infatti già il giorno precedente l’escursione sul tracciato, i ranger, su nostra richiesta, ci avevano dato delle informazioni riguardo le pessime condizioni meteorolgiche che avremmo trovato lungo il percorso. Oltre all’alta probabilità di rovesci sparsi, quel venerdì è stato (e aggiungo io “giustamente” visto che c’eravamo noi!:-S) il giorno più piovoso di quella settimana al lake St. Clair! (avevamo visto le previsioni per tutta la settimana)

Addirittura la cima era innevata e il tutto ricoperto da una fitta coltre di nebbia.


Insomma la montagna ci stava aspettando!:-D

Tutto questo ci ha fatto desistere dal continuare l’ultimo pezzo del tracciato che portava fino in cima visto che oltre al freddo e all’acqua che avremmo preso (tenendo in considerazione la pioggia presa fino a quel momento) non avremmo visto un bel fico secco!

Rientrati mestamente alla base, il programma (rivisitato la mattina precedente visto che quando fai dei piani, devi tenere presente che questi puntualmente vanno a putt…;-) prevedeva la visita del lake Gordon e lake Pedder i 2 laghi più grandi della Tasmania che messi insieme hanno una portata d’acqua 27 volte più grande del Sydney Harbour (la baia che è a Sydney).

So che questa informazione può non dirvi nulla (sinceramente non dice nulla neanche a me visto che, tra le altre cose, sono stato a Sydney e ho visto quando è grande la baia!:-D) però vi riporto quello che ho letto e vi posso dire che effettivamente quei 2 laghi sono davvero grandi!


Non si riesce a vedere dove sia la fine del lago..


Ma l’attrazione principale, se si può dire così, della zona è la “Gordon Dam, cioè la diga più grande presente in questa zona.


Non chiedetemi info riguardo questa diga perché non ho letto nulla!:-)


Nel tragitto verso il sud della Tasmania, siamo ripassati nuovamente da Hobart per visitare il Mt. Wellington visto che era nelle nostre intenzioni arrivare fino alla vetta in un giorno di sole per avere una vista migliore sia della città che di tutta la parte sud-orientale della Tasmania


la particolarità di questa cima è che si ha un’ascesa di 1270 msl in così pochi km che si riesce ad avere uno scorcio molto ampio di tutta la costa sud orientale della Tasmania.

Dopo il Mt Wellington l’ennesimo parco che caratterizza la Tasmania: il Mt. Field N.P. meta preferita dagli abitanti di Hobart per escursioni in giornata o per trascorrere il week-end.

Tra le altre cose si può anche sciare da queste parti


Come potete percepire il clima non era di sicuro temperato..

Gli ultimi 2 giorni di questa nostra “campagna” Tasmana li abbiamo dedicati alla visita della parte meridionale dell’isola.

La destinazione finale era il South East Cape, cioè il punto più meridionale della Tasmania e di tutta l’Australia raggiungibile sia in auto che a piedi, se si vuole andare fino alla punta del capo dopo una breve passeggiata di 2 ore.

Uso breve perché ormai dopo questi 10 giorni di Tasmania abbiamo camminato così tanto (meno di 12km al giorno non li abbiamo mai fatti!) e per così tanto tempo (le camminate andavano dai 20 minuti alle 6/8 ore, compreso il ritorno ovviamente) che 2 ore sembrano poche…

La mia attesa per questo posto stava salendo minuto dopo minuto durante il viaggio che ci stava portando lì visto il posto in cui ci stavamo dirigendo (da lì la cosa più a Sud di Australiano che puoi trovare è un puntino disperso nell’oceano chiamato Mcquarie Island a 1420 km da qui e il 40% dell’Antartide amministro dall’Australia!).

Infatti m’immaginavo che sarebbe stato il posto più isolato visto fin’ora e che avrei fatto una tra le cose più avventurose di questo mio viaggio in Australia in considerazione del fatto che non ci sono caravan park ma soltanto piazzole per campeggiare senza servizi (a parte delle latrine).

E invece arriviamo lì e cosa troviamo??Questo:


addirittura sulla strada c’erano dei bambini che giocavano tranquillamente come se fossero a casa loro, oltre la folla di australiani dediti al barbeque, alla pesca con le barche (non con una semplice canna e basta ma si erano portati le barche..le BARCHE!!!:-S) il tutto inondato da fiumi e fiumi di birra!

Comunque la passeggiata a fisher’s point (una baia prima del capo) fatta al tramonto da dove si potevano vedere le carcasse di vecchie balene morte chissà da quanto tempo (devo ammettere che la camminata non l’abbiamo fatta tutta, però di ossa nemmeno l’ombra!)


e la camminata che portava al capo fatta la mattina presto in modo tale da evitare la ressa vista arrivare più tardi, mi ha restituito quel poco di avventuroso che mi aspettavo da questo posto.


Longitudine 146,8235° EST, ma soprattutto Latitudine 43,61113° SUD

Sinceramente, più a sud di così non potevo!

Cosa dire di questo viaggio in Tasmania che sta volgendo al termine.

I giorni che ho trascorso qui sono stati davvero pochi per conoscere a pieno la loro mentalità (14 giorni) e anche i luoghi più inesplorati, anche se di posti ne ho visti.

Quello che so è che se chiedi ad uno del sud che birra beve o meglio, quale birra ritiene la migliore al mondo, la risposta è una sola e scontata: Cascade! (prodotta ad Hobart).

Mentre per quelli del nord la risposta è ancora più scontata: la Boag’s (prodotta a Launceston e che preferisco all’altra…).

Non provate mai a dire a uno delle 2 “fazioni” che per voi è migliore l’altra o viceversa: prima ti scambiano per uno scemo, poi ti guarda di traverso come se tu fossi un alieno appena venuto da un altro pianeta (con il rischio di prenderle!)

Ti accorgi di questa cosa già nei pub: nel sud solo insegne della Cascade, a nord solo insegne della Boag’s.

A parte gli scherzi, se ho capito qualcosina degli australiani in genere posso dire che ho capito qualcosina in più dai Tassie: loro sono un popolo a parte. E non faccio riferimento solo al fatto che hanno una mentalità diversa dall’australiano del “continente” per via del fatto che, tra le altre cose, sono cresciuti su quest’isola che è al confine del mondo e tendenzialmente vi rimangono o al loro senso di ospitalità innato che si ritrovano o che ti trasmettono.

Per esempio mi viene in mente la coppia incontrata a Coles Bay che mentre montavamo una tenda ci avevano offerto prima il loro aiuto, poi una birra nel loro bungalow dopo 2 minuti che eravamo arrivati lì oppure Ralph un signore anziano soprannominato “Father Christmas” originario di Melbourne


(che tra le altre cose si è fatto l’Africa da Johannesburg fino a Il Cairo in autostop) incontrato a Strahan e che solo dopo 5 minuti di conversazione ci aveva offerto ospitalità a casa sua a Devonport oltre a darci una descrizione accurata della gente che vive qui e della Taz in generale come di una “nazione” molto diversa dal resto dell’Australia dove, tra le altre cose, puoi riuscire a farti da sud a nord in autostop in mezza giornata in tutta sicurezza senza pericoli di qualsiasi genere!

Quello a cui voglio fare riferimento è che, secondo i “Tasmani”, l’isola riesce a trasmetterti, anche se non sei originario di qua, delle emozioni così tangibili che ti legano a quest’isola a tal punto che non la lasci più.

Per i “Tasmani” la Tassie è un qualcosa di speciale, di unico, che non si può lasciare senza una motivazione valida e che ti attrae fin da subito e che ti può spingere a rivoluzionare la tua vita pur di rimanere qui.

E’ difficile da spiegare e da capire all’istante, anche per me visto i pochi giorni che ho trascorso qui, però se ci penso bene e ripasso nella mia mente ciò che ho visto o vissuto (soprattutto nella parte centrale e sulla costa ovest dell’isola) beh tanto difficile poi non è…

Per chiudere e farvi capire meglio con le immagini cosa la Tasmania possa esprimere, eccovi un regalino..






Alla prossima!